“Errare humanum est”: parliamo di errori nei libri
In questo periodo gli insegnanti stanno esaminando con attenzione i testi proposti dalle case editrici per operare le scelte per settembre.
Di recente vi abbiamo dato alcuni criteri utili per favorire la scelta, ma oggi ne aggiungiamo un altro: controllare che i testi non abbiano errori.
Ora, anche per ammissione degli editori stessi, sembra che un testo senza errori non esista, anzi: tra di loro c’è anche chi ha scelto di chiedere, esplicitamente, la cortese collaborazione agli insegnanti affinchè gli segnalino eventuali sviste in modo che la redazione provveda a correggerle al momento di fare la prima ristampa.
…Insomma pare proprio che gli errori siano inevitabili, anche per fare onore all’antica e famosa locuzione latina che recitava: errare humanum est.
E allora sarà opportuno assegnare un diverso peso agli errori suddividendoli in categorie, dal banale refuso di stampa al ben più fastidioso errore concettuale.
Forse è ancora più interessante pensare a come si comportano gli alunni e gli insegnanti nel momento in cui individuano un errore.
«Maestra qui c’è un errore!», esclama uno di loro…
…Ed io immagino un repertorio di possibili reazioni dell’insegnante: dal pensare “Ma guarda che ignoranti!” rivolto agli autori, all’esclamare un assai un più benevolo “Sarà sfuggito, avvertiamo l’editore”… con tutte le sfumature intermedie.
Naturalmente noi preferiamo la seconda.
C’è un altro approccio però che mi pare pedagogicamente utile, ovvero chiedersi: “Chissà perchè all’autore è sfuggito questo errore?”
Sarà forse effetto del copia-incolla, che da tempo ormai è diventata un’inevitabile scorciatoia diffusa tra chi opera col computer? O l’errore sarà dovuto ad un discorso nato con una certa pianificazione, e quindi modificato successivamente dimenticando di cambiare qualche elemento della frase?
E poi ancora: “Quante persone correggeranno il libro? Quante riletture ci saranno? Come nasce un libro di testo?”
Ecco che, dalla scoperta di un errore, possono nascere molte riflessioni sul linguaggio e sul suo uso, con implicazioni sicuramente interessanti sul piano della comunicazione.
La sintesi del discorso è: a nessuno piace che nei propri testi ci siano errori, ma, se proprio qualcuno è sfuggito, cerchiamo di renderlo produttivo.
Ricordando anche un secondo detto, frutto stavolta della saggezza popolare: “Solo chi fa sbaglia”.
Buon lavoro a tutti!
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